La condanna dei datore di lavoro al versamento dei contributi INPS: quando potresti avere bisogno di un avvocato cassazionista che si occupi di diritto del lavoro e previdenziale a Roma.
Hai scoperto che il tuo datore di lavoro non ha versato i tuoi contributi?
Capita a molti di scoprire che il proprio datore di lavoro non ha versato i contributi relativamente alcuni periodi.
La scoperta infelice talvolta arriva proprio all’avvicinarsi del momento della pensione, quando si va a verificare “quanto manca”.
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Mancato versamento del TFR
In caso di mancato versamento del TFR il lavoratore ha diritto ad agire per ottenere il pagamento tramite decreto ingiuntivo se l’importo dovuto risulta dalle buste paga, o con ordinario ricorso lavoro se l’importo è da ricalcolare.
In caso di mancato versamento da parte del datore di lavoro, il TFR potrà essere richiesto dal fondo di garanzia INPS, previo tentativo di pignoramento o di dichiarazione di fallimento del datore di lavoro.
Omesso versamento TFR reato
Molti si domandano se il mancato versamento del TFR costituisca reato.
In realtà no, non è un reato ma un inadempimento civile.
Ci sono dei casi in cui invece si configura un reato, come quando il datore di lavoro dichiari nel CUD che il TFR è stato versato quando in realtà non lo è: in tal caso il datore di lavoro può rispondere del reato di falso.
L’omesso versamento delle quote di TFR al fondo di previdenza, invece, al ricorrere di determinati presupposti, può configurare reato di appropriazione indebita da parte del datore di lavoro.
Stralcio automatico dei contributi INPS nel 2023
La Legge di Stabilità 2023 ha previsto l’annullamento delle cartelle ed avvisi per debiti INPS inferiori a 1000 euro.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro ha ricordato che l’annullamento dei debiti fino a mille euro relativi agli anni 2000-2015, introdotto dall’articolo 1, commi 222-230, della legge 197/2022, scatterà il 31 marzo, senza domanda specifica da parte del debitore.
I lavoratori che si trovino con cartelle come questa devono valutare prima del 31/3/23 l’opportunità di pagare tali cartelle (anche avvalendosi della rottamazione) in quanto in assenza di versamento, la pensione sarà inferiore, l’anzianità sarà inferiore all’anno o si potrebbe perdere l’intera annualità.
Per tale motivo occorre valutare l’opportunità di versare i contributi di queste cartelle per evitare ricadute negative sulla posizione previdenziale, soprattutto se si sta avvicinando il momento della pensione e tali annualità risultino preziose.
Cosa fare in caso di mancato versamento dei contributi INPS da parte del datore di lavoro?
Nell’ipotesi in cui il tuo datore di lavoro ha omesso il versamento dei contributi INPS, allora puoi chiedere la condanna di questo al versamento dei contributi stessi in favore dell’INPS.
Per fare questo, dovrai introdurre una causa, nella quale devi coinvolgere lo stesso istituto previdenziale.
Qualche sentenza in proposito:
Tribunale Milano Sez. lavoro, 31/05/2016:
“Si può richiedere la condanna del datore di lavoro al pagamento dei contributi previdenziali in favore dell’ente previdenziale solo se quest’ultimo sia parte nel medesimo giudizio, restando esclusa in difetto l’ammissibilità di tale pronuncia”.
Corte di Cassazione n. 19398/2012:
“Il lavoratore può chiedere la condanna del datore di lavoro al pagamento dei contributi previdenziali in favore dell’ente previdenziale solo se quest’ultimo sia parte nel medesimo giudizio, restando esclusa in difetto l’ammissibilità di tale pronuncia”.
Il mancato versamento del TFR al Fondo previdenza integrativa prescelto dal lavoratore
Cosa succede se il datore di lavoro non versa il TFR alla previdenza integrativa scelta dal lavoratore?
Proprio come per il caso del mancato versamento dei contributi previdenziali, il datore di lavoro può essere condannato a versare le somme dovute al fondo previdenziale scelto (che si tratti di FONDO PENSIONE FONCHIM FONDO PENSIONE FONDENERGIA FONDO PENSIONE QUADRI E CAPI FIAT FONDO PENSIONE COMETA FONDOSANITA’ SOLIDARIETA’ VENETO – FONDO PENSIONEFONDO PENSIONE ALIFOND FONDO PENSIONE LABORFONDS FONDO FONDO PENSIONE FONPECNHIM FONDO PENSIONE PEGASO FONDO PENSIONE TELEMACO FONDO PENSIONE ARCO FONDO PENSIONE FONCER FONDO PENSIONE FONDAPI FONDO PENSIONE PREVIMODA FONDO PENSIONE FON.TE. FONDO PENSIONE BYBLOS FONDO FONDO PENSIONE FONDO GOMMA FONDO PENSIONE FONCHIM PLASTICA FONDO PENSIONE MEDIAFOND PREVAER – FONDO PENSIONE FONDO PENSIONE EUROFER FONDO PENSIONE PRIAMO FONDO PENSIONE FONDEMAIN FONDO FONDO PENSIONE FONCHIM FONDAEREO PREVIDENZA COOPERATIVA).
In questi casi, quando il datore di lavoro non ha versato le somme al fondo di previdenza complementare, il lavoratore può fare causa al datore di lavoro coinvolgendo in giudizio anche il Fondo – per ottenere la reintegrazione della posizione.
Cosa succede se il datore di lavoro non versa le somme alla previdenza complementare?
Può succedere che il datore di lavoro non versi le somme alla previdenza complementare ma le trattenga dalla busta paga del lavoratore.
Il datore di lavoro così facendo si sta appropriando illecitamente di somme altrui.
Ebbene non tutti sanno che in caso di mancato versamento delle somme al fondo pensione, il lavoratore ha diritto ad ottenere il versamento da parte del Fondo INPS per la previdenza integrativa.
Per domandare il pagamento del TFR devoluto alla previdenza complementare all’INPS, occorre seguire le medesime procedure previste per il Fondo TFR.
Il Fondo previdenza complementare INPS, dunque, garantisce che il lavoratore non perda il TFR conferito, quando per colpa del datore di lavoro i contributi non siano versati.
E cosa rischia il datore di lavoro in caso di omesso versamento dei contributi in favore del lavoratore?
Si può anche ricordare che dal lato del datore di lavoro ci sono diverse conseguenze connesse al mancato versamento dei contributi INPS.
Si tratta di conseguenze civili e penali, come vediamo a seguire.
Ordinanza Ingiunzione per il pagamento delle sanzioni INPS
Il datore di lavoro rischia forti sanzioni per l’omesso versamento dei contributi, e queste sanzioni arrivano tramite ordinanza ingiunzione.
Le sanzioni cambiano a seconda del valore dei contributi evasi ogni anno, e se oltre i 10.000,00 euro annui c’è la sanzione penale, sotto i 10 mila euro annui è prevista la sanzione pecuniaria fino a 50 mila euro.
La Circolare INPS 32/2022 indica che l’INPS deve contestare la violazione, dando la possibilità al contribuente di difendersi entro 30 giorni. In caso di mancato pagamento entro 3 mesi scatta la sanzione amministrativa, pagabile in misura ridotta di 1/3 entro 60 giorni.
Decorsi ulteriori 60 giorni l’importo dovuto per sanzione con ordinanza ingiunzione sarà di minimo 17 mila euro e di massimo 50 mila euro.
L’omesso versamento dei contributi è reato
Innanzi tutto l’omesso versamento dei contributi è un reato, essendo prevista per l’evasione oltre 10 mila euro annui di Contributi INPS l’applicazione di una pena della reclusione sino a 3 anni.
In giurisprudenza si veda tra le tante Corte d’Appello Milano Sez. II, 04/04/2011 secondo cui:
Incorre nell’imputazione per il reato p. e p. dall’art. 2 del D. Lgs. n. 463 del 1983 il prevenuto che nella sua qualità di amministratore della società, in tempi diversi e con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, ometta di versare all’INPS le ritenute previdenziali ed assistenziali operate sulla retribuzione dei suoi dipendenti.
Il reato si configura solo in presenza del materiale esborso delle retribuzioni ai dipendenti per cui, ritenuto che il lavoro subordinato deve essere adeguatamente remunerato, incombe sul datore di lavoro che assuma, a propria difesa, di non aver pagato i suoi dipendenti, dimostrare e provare la circostanza dedotta.
In mancanza, la giustificazione addotta a fronte del mancato versamento delle trattenute, non può ritenersi meritevole di condivisione e la sentenza di condanna gravata non può che confermarsi.
La richiesta di pagamento da parte dell’INPS al datore di lavoro
In secondo luogo, sempre da parte del datore di lavoro, il termine entro il quale l’INPS può richiedere il versamento delle somme è di 5 anni, come abbiamo già detto qui.
Qualora invece il tuo problema sia quello di aumentare la tua anzianità per avvicinarti alla pensione, magari una soluzione può venire dai periodi lavorati in part time oppure dalla ricongiunzione dei periodi per i quali hai eventualmente versato i contributi nelle casse previdenziali private.
Nel caso in cui cerchi un avvocato cassazionista a Roma che si occupi di diritto previdenziale per la tua causa contro l’INPS contattaci per una prima consulenza telefonica senza impegno. Se invece hai un altro problema legato ad avvisi di addebito INPS o cartelle esattoriali su crediti previdenziali IVS, allora leggi la nostra guida qui.